LADRI E BRIGANTI NEL PADOVANO DEL1700
(Gian Antonio Costantini)
Anche Padova annovera, non sempre, dei gentiluomini.. Qualcuno strada facendo ha fatto il "furbetto". La storia ne elenca parecchi che per necessità o per volontà hanno vissuto sopra le righe. Ladri, furfanti o semplicemente delinquenti comuni, hanno lasciato un segno non proprio allettante nella storia del nostro comprensorio. Ne presentiamo qualcuno.
Giovanni Visentin.
Visentin detto Scofon, nativo di Pernumia, era servitore in un convento di Padova. Nel febbraio del 1750 abbandonò il convento e andò a fare il "boaro" presso la famiglia Balbo, ricchi contadini delle campagne di Monselice. Questa famiglia era composta da tre fratelli con relative mogli figli e parecchio parentado come si usava allora. Tutta gente semplice, molto cattolica ma anche molto superstiziosa. Il furbo Scofon capì subito la debolezza e l'ingenuità dei suoi padroni e una notte uscì dalla stalla battendo con un sasso le pareti delle loro stanze facendo loro credere che si trattasse degli spiriti maligni. In un crescendo di avvenimenti paurosi arrivò a farsi passare per il demonio utilizzando la voce falsa e le catene levate ai buoi. Quella povera gente impaurita si mise a pregare e lo Scofon, cambiata la voce, disse loro che era l'anima del Re di Lisbona che era in purgatorio da trecento anni insieme a quattro altri Re, quattro cavalieri, tre preti e un frate e che volevano indicare al Balbo un tesoro di quattro milioni nascosto sul Montericco e che uscissero subito per seguire quelle anime dannate altrimenti, in caso contrario avrebbero svelato l'ubicazione del tesoro al boaro Scofon.
I poveri contadini, per paura trascurarono il tesoro e non osarono uscire di casa , come aveva ben previsto il furfante Giovanni Visentin che il mattino seguente si presentò al Balbo, tutto allegro dicendo che alcuni fantasmi gli avevano indicato dove si trovasse il tesoro. La notte seguente si introdusse addirittura nelle camere stesse del Balbo assieme ad un complice, e avvolti in lenzuoli dissero che erano messaggeri del cielo, si fecero consegnare 600 lire promettendo loro che avrebbero diviso il tesoro di Montericco con le famiglie del Balbo. Inoltre pretesero, sempre con il permesso del "Cielo" di poter abusare delle altrui mogli tanto che una si adattò anche ai loro voleri. Questo gioco durò ben 18 mesi finchè sparse le voci nei dintorni venne agli orecchi delle autorità. Lo Scofon e il suo complice vennero così arrestati in seguito alle deposizioni delle loro vittime e vennero condannati a 18 mesi di carcere. Esiste nell'archivio civico di Padova la sentenza in data 2 Agosto 1752.
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